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Deformità in valgismo dell'alluce, dita a martello
Alluce rigido

Intervento correttivo

Picture
La parte anteriore del piede è spesso oggetto di alterazioni della forma e della funzione con presenza di dolore e difficoltà nel cammino e all’uso della calzatura. La causa di queste lesioni è sconosciuta anche se è possibile individuare numerosi fattori predisponenti che facilitano il verificarsi di questa patologia, quali difetti strutturali e funzionali congeniti del piede e anche di tutto l’arto inferiore, processi infiammatori di tipo reumatico, ecc. Questa predisposizione può essere aggravata da fattori “scatenanti” quali l’uso di calzature con tacco eccessivamente alto e con “punte strette”, la prolungata stazione in piedi, ecc. Va anche considerata la possibile familiarità che predispone a questi problemi. Inoltre il sesso femminile è quello più colpito, sia per l’ uso di calzature più a rischio, sia per fattori costituzionali (lassità dei tessuti connettivi di sostegno).

Trattamento conservativo.

Nei casi in cui il sintomo più importante è il dolore, i trattamenti conservativi (tutori, farmaci, terapia fisica) possono ottenere una remissione temporanea del dolore, ma la deformità non viene modificata; anzi con il tempo si assiste ad una progressione, anche se molto lenta, del difetto fino ad una seria compromissione della funzione di sostegno del piede e di una deambulazione  accettabile. Quando il dolore è assente e si è in presenza solo di una deformità compensata e asintomatica si può prendere in considerazione l'intervento al solo scopo di prevenire danni alle strutture limitrofe.

L’intervento.

Le tecniche di correzione sono molto numerose (oltre 100) e consistono in interventi che interessano i tessuti molli (riposizionamento e messa in tensione della capsula articolare, modifica della lunghezza e della inserzione dei tendini, ecc),  le strutture scheletriche (asportazione della esostosi mediale, resezione di falangi, osteotomie correttive), e le strutture articolari (artroplastica, saldatura definitiva dell’articolazione = artrodesi, impianto di protesi articolari). Spesso si ricorre a tecniche miste, in cui vengono trattate in modo variabile tutte queste strutture. La scelta della tecnica spetta al chirurgo,  che decide in base a vari elementi, quali l’età, le condizioni generali, le malattie concomitanti (diabete, artrite reumatoide, ecc.), le aspettative di attività fisica, il tipo di occupazione. Alcuni interventi, più semplici e meno aggressivi (quindi meno correttivi), possono essere eseguiti come primo intervento, lasciando ad un secondo tempo la possibilità di un secondo intervento più aggressivo e più correttivo (ma più rischioso), nel caso che ci sia stato un fallimento della prima operazione.

Il paziente deve infatti essere a conoscenza, in sostanza, che nessuna tecnica chirurgica in assoluto garantisce la soluzione di tutte le cause (che, abbiamo detto, non sono completamente note) che hanno portato alla deformità. Il gran numero di tecniche descritte evidenzia che ciascuna, pur avendo i propri vantaggi, ha per contro dei limiti e quindi non può essere valida nel complesso. Quindi è possibile (10-15% dei casi) un insuccesso dell’intervento, che si può riassumere nella perdita di correzione e pertanto può essere proposto successivamente un reintervento di salvataggio.

Postoperatorio             Di norma (soprattutto nei casi monolaterali) l’intervento è eseguito in regime di Day Hospital, per cui il paziente, in linea generale, può lasciare l’Ospedale nello stesso giorno, con un bendaggio compressivo e può camminare appoggiando inizialmente il tallone e successivamente tutto l'avampiede man mano che diminuisce il dolore. Negli interventi bilaterali il paziente viene trattenuto un giorno. A casa, se si avrà la sensazione di gonfiore del piede, si potrà mantenere in scarico l’arto tenendolo sollevato su uno o due cuscini, a letto o in poltrona Dopo 10 gg. si medica in ambulatorio la ferita e si toglie la sutura. Eventuali mezzi di sintesi esterni (fili metallici che sporgono dalle dita) vengono rimossi (senza alcun dolore) dopo 25-30 giorni, a seconda dei casi.

Effetti indesiderati e complicazioni.

Alcune conseguenze “normali” dell’intervento possono essere il rigonfiamento dell’ avampiede e il dolore al movimento delle dita operate. Si tratta di disturbi di rapida risoluzione, che tendono a scomparire con la deambulazione e con il miglioramento della circolazione sanguigna che ne consegue.Altre complicazioni, pur molto rare, da segnalare sono:

Trombosi venosa profonda con rischio successivo di embolia polmonare

la riduzione del movimento degli arti ed il trauma chirurgico potrebbero, in soggetti predisposti, indurre una stasi venosa periferica con distacco di coaguli che, entrati nel circolo sanguigno, possono giungere al polmone e creare una occlusione vascolare con problemi respiratori, anche importanti. Questa complicazione viene prevenuta con l’uso di farmaci anticoagulanti (eparina) e soprattutto evitando l’immobilizzazione a letto, con la prescrizione di camminare già nel giorno stesso dell’intervento;

Infezione locale del piede

Qualunque atto chirurgico può essere complicato da una infezione, sia per germi presenti sulla pelle, resistenti alla disinfezione, sia per arrivo di germi da altre sedi dell’organismo già infettate ( per esempio da carie dentarie)

Lesioni vascolari (edema, cianosi, disturbi vasomotori) e/o nervose (disturbi della sensibilità delle dita)

Sofferenza vascolare dei monconi osteotomici

Algodistrofia ossea (=osteoporosi distrettuale),

Cicatrice esuberante (cheloide)

Intolleranza ai materiali metallici di sintesi (cambre, fili di Kirschner, viti, ecc)

Rigidità o lassità articolari

Pur trattandosi, nel complesso, di complicanze molto rare, che nella nostra esperienza non superano il 10% dei casi,  tuttavia il paziente ne deve essere a conoscenza, esprimendo al chirurgo, prima dell’intervento, l’ accettazione consapevole di queste possibilità, come degli altri rischi generici, comuni a tutti gli interventi chirurgici, legati al fatto che si eseguono delle manovre chirurgiche sugli arti e si utilizzano farmaci anestetici locali (con rischi di manifestazioni allergiche).


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